Non bisogna temere davanti ad un calice di vino. Il vino viene dalla terra e per raccontarlo non necessariamente bisogna usare termini tecnici complessi che vi possano mettere in soggezione.  Il vino ha una sua anima e bisogna comprenderlo annusandolo ed assaporandolo. Se poi, non riuscite a trovare il sentore di sella di cavallo sudato, l’odore di pipì del gatto o asparagi in scatola, niente paura. Sono solo le sostanze chimiche che ci riportano a sentire questi odori e per un semplice amante del vino è importante limitarsi ai sentori di base, come floreale(rosa, violetta, iris, biancospino…), fruttato (ciliegia, amarena, pesca, ananas, mela…) e speziato (cannella, liquirizia, pepe, cuoio…).  Ma al di là dei sentori che possiamo scoprire in un vino annusandolo ed assaporandolo, la cosa più importante è che il vino che stiamo degustando  ci piaccia e che ci regali un emozione.

Quando compriamo un vino non bisogna che ci influenzi  il suo prezzo o l’essere blasonato. E’ difficile dire qual è il vino migliore perché ci sono due tipi di giudizi: il giudizio oggettivo, quello che è dato dai palati tecnici, il palato allenato di poter esprimere tutte le sfumature del vino oggettivamente; il giudizio soggettivo, cioè il palato di tutti noi che è importante in quanto ci coinvolge come protagonisti della degustazione.

Ma c’è un altro fattore, a mio avviso molto più importante , che è quello legato all’affettività.  Che vuol dire? Se noi una bottiglia di vino la beviamo in un contesto specifico, con la persona che amiamo, in un atmosfera speciale, quel vino per noi diventerà il vino più buono del mondo, quello che regala un emozione. Perché in quel momento, io mi lascio guidare dal suo pensiero e da tutte le sensazioni che riesce a regalarmi. E non ha importanza se bevo un vino da 5 € o un blasonato da 3.000€.

Quindi, niente paura, stappiamo la bottiglia e godiamocelo questo nettare divino.

Nataša Zdravkovic, Sommelier AIS e socia dell’Associazione nazionale Donne del vino